Una vita annientata, quella di Eluana e su di essa, tante parole si sono smarrite nei meandri della fredda razionalità di coloro che osavano sentenziare le ‘cose giuste’. In questo ultimo mese siamo stati subissati di parole, talvolta arroganti, oscene, indegne della Vita, altre volte chiaramente laiche, tanto da non lasciare più alcuno spazio alla prerogativa di Dio.
Sulla vicenda di Eluana, troppo si è detto e scritto, e forse paradossalmente, era meglio che finisse questa bagarre, per evitare di assistere a spettacoli ancora più aberranti, che si sarebbero sicuramente prodotti in continuazione, senza alcun freno, nè rispetto.
Rispetto. Mi pare che questa parola abbia perso completamente il suo alto significato. Se dovessimo insegnare alle giovani generazioni un rispetto come quello a cui abbiamo assistito in questi giorni, credo che potremmo scrivere la parola Fine sulla storia umana, perché non ci sarebbe più alcuna speranza di uscirne vivi. Abbiamo avuto il dispiacere di assistere a conflitti ideologici, opportunisti e gretti di fronte a una vita che lucidamente si decideva di eliminare, giustificando tale omicidio, ora con riferimenti giuridici, ora con esigenze scientifiche o mediche, ora con criteri legislativi.
Ma quale uomo scriteriato può illudersi di poter legiferare in tema di vita umana se non Colui che la Vita l’ha creata?
Abbiamo davanti agli occhi la figura di un padre, piagato nell’anima, forse più dalla sua arsura che dalla sua sofferenza. Il vuoto profondo che anima un genitore, a volte può provocare il terrore remoto ed esistenziale che porta al rifiuto, anche della vita stessa delle persone più care.
Una cosa stupisce e agghiaccia: in tante parole sparse nell’etere e sulla carta stampata di questi giorni, raramente è apparsa la Parola forte e incontrovertibile di Cristo, Signore della Vita, che ha offerto e sofferto per la nostra vita. Quanti hanno saputo fare udire la voce di Dio, hanno speso una parola chiara e inequivocabile che recasse la firma dell’Autore della Vita?
Si sono sentite parole sulla vita ma senza avere chiaro cosa essa sia, perché se essa è da intendere come si è definita in queste circostanze, allora non ha proprio senso viverla. Quante nefandezze su questa vita, quante storture abbiamo ascoltato, quante ridicolizzazioni della vita ci sono state prospettate, quali giustificazioni dissennate si sono addotte davanti alla Vita. Mi viene da chiedere: parlando di Vita, abbiamo ancora chiaro cosa essa sia?
Come si può legiferare sull’alimentazione di una Vita? Come si può chiedere di sospendere ciò che è di primaria importanza per la Vita? Come si fa ad attribuire alla Vita un colore politico, un consenso, uno schieramento partitico?
Ma la Vita non è altro? Non è forse quel Dono prezioso ricevuto dal Creatore che dobbiamo a tutti i costi difendere? Se è cosi, allora perché tutto questo chiasso confuso e abusato? Se invece non è cosi, allora vinca il migliore, perché in questo caso, questa vita sarà nelle mani di chiunque avrà più forza, e non importa se politica, scientifica, emozionale o soggettiva.
Se l’uomo smarrisce la natura della sua stessa esistenza, ha perso tutto quello che poteva essere, è non è più uomo, ma qualcos’altro. Forse con questa vicenda, abbiamo potuto constatare con impressionante evidenza che la nostra vita non è più neanche appesa al fatidico ‘filo’, fosse anche quello misterioso di Dio, perché ormai glielo abbiamo strappato di mano e ci illudiamo di poterla appendere alle nostre saccenti definizioni umane, che prima o poi dovranno convincersi che con quello ‘strappo’ l’abbiamo distrutta. Tra i tanti disastri che abbiamo compiuto sull’opera creatrice di Dio, questo forse è quello più abominevole. Dobbiamo solo sperare e pregare che questo Dio abbia tanta misericordia di noi, da non imputarci un peccato cosi orribile e imperdonabile, perché allora, vedendo la Vita sfuggirci di mano, saremo presi da quel terrore e stridore di denti che troppe volte Gesù ha annunciato nel suo Vangelo, ma a quanto pare, inutilmente!
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