Tra tutti i sacramenti quello dell’Unzione degli infermi è senz’altro il più confuso.
Da anni ormai è entrato nell’immaginario collettivo il concetto di “Estrema Unzione”, che si dà quando una persona si trova in fin di vita e sta per morire.
Cosi capita spesso di lasciar morire delle persone, magari i propri cari, senza il cosiddetto ‘conforto dei sacramenti’, per una paura ingiustificata e inopportuna.
Pensando all’origine di questo sacramento e alla sua natura, bisogna correre ai ripari, perché è stato completamente stravolto il suo uso e soprattutto la sua concezione.
Il Sacramento è anzitutto un’Azione Sacra, che pone in atto una benevolenza di Dio su chi lo domanda, quindi una realtà di grazia riversata sulla creatura, affinchè possa trarne beneficio e santificazione.
Come tutti i sacramenti anche questo è un momento di profonda fede vissuta e contemplata, dove Dio è all’opera, e agisce secondo gli strumenti che la Chiesa offre al suo Signore. Il sacerdote che viene a impartire l’Unzione, invoca il Signore per quel suo figlio malato, non moribondo, e tale Unzione, arreca sollievo, guarigione e salvezza, nella misura in cui in quella persona e in coloro che gli stanno accanto, opera una vera fede.
Una cosa è il Viatico, altro è l’Unzione degli infermi. Il meraviglioso gesto di ungere, è da sempre un segno della predilezione di Dio verso una sua creatura. Già nel Vecchio Testamento abbiamo episodi dove Dio ‘unge’ il suo consacrato chiamato a svolgere una missione straordinaria, vedi ad esempio il re Davide, i profeti, gli uomini che venivano scelti per guidare il popolo d’Israele, nelle sue vicende storiche. Il termine stesso riferito al Cristo, indica l’Unto di Dio
La realtà umana dunque viene resa divina dalla potenza dello Spirito Santo, dando modo a chi la riceve di essere investito dei suoi doni soprannaturali.
Come è possibile quindi che un simile patrimonio sia destinato ad accompagnare una persona che sta morendo? Non avrebbe senso donare una grazia come questa a chi sta per lasciare questo mondo, perché non è questo ciò che gli serve. Certo l’Unzione può rimettere i peccati, ma non è quella la sua finalità principale.
Questa infatti serve a guarire e a sollevare da una malattia, da una prostrazione che rischia di piegare l’uomo indebolito dall’infermità, e lo stesso passo della lettera di Giacomo al capitolo 5, lo manifesta chiaramente, quando dice:«Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. 15E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati». Questo è il motivo per cui chiamare il prete per dare ‘lOlio Santo’, non certo quando si sta per morire, ma quando non si riesce più a vivere, e a vivere bene.
d. Oscar
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