L'indulgenza: una realtà "scottante" della fede

lunedì 3 novembre 2008

E’ davvero un problema scottante della nostra fede, viste le diverse posizioni ecclesiali che hanno portato addirittura ad uno scisma protestante nel 1500.
La dottrina dell'indulgenza è nata in ambito cattolico e si riferisce alla credenza nella possibilità di cancellare una parte ben precisa delle conseguenze di un peccato (detta pena temporale), dal peccatore che abbia confessato sinceramente il suo errore e sia stato perdonato tramite il sacramento della confessione, e questa viene detta remissione parziale o totale delle pene comunque maturate con i peccati già perdonati da Dio appunto con la confessione sacramentale. Infatti ogni peccato commesso viene perdonato con la confessione ma presuppone l'espiazione di una pena. La Riforma protestante contestò tale dottrina sostenendo che essa non aveva solido fondamento nella Bibbia, e quindi rimase un uso prettamente cattolico.
Secondo la visione cattolica invece numerose sono le evidenze bibliche che confermano tale dottrina di cui troviamo traccia nei testi appositi.
L'origine dell'indulgenza risale ai primi libri dell’Antico Testamento, secondo cui Dio istituì le seguenti ricorrenze:
la settimana, come memoria dei sette giorni della Creazione (Es 20, 8-10) con il settimo giorno (il sabato) dedicato al riposo;
la settimana di anni, per cui ogni settimo anno era detto sabbatico (Lv 25, 1-7)) e serviva a "far riposare" la terra;
le sette settimane di anni (cioè 49 anni), stabilendo: "Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete nel paese la libertà per ogni suo abitante. Sarà per voi un giubileo" (Lv 25, 10).
Nell'anno sabbatico e in quello giubilare Dio comandava agli Israeliti di avere indulgenza verso i poveri (cancellando i debiti o restituendo le terre) e verso gli schiavi (liberandoli, per far memoria della misericordia di Dio che li aveva liberati dalla schiavitù d’Egitto).
Nel Nuovo Testamento, Gesù, eleva la liberazione dalla schiavitù da quella materiale a quella del peccato, e dunque a perdono della colpa. Quanto alla cancellazione dei debiti, questa si eleva a remissione della pena provocata dal peccato, dunque all'indulgenza come è intesa dalla dottrina cattolica. La prima indulgenza cristiana viene applicata da Cristo stesso: "In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso" (Lc, 23-43).
Appare evidente non solo un'immediata remissione della colpa, ma anche della pena: al buon ladrone viene di fatto applicata una indulgenza plenaria, e questo non intacca la giustizia divina, perché si era acquistato l'indulgenza con le sofferenze della crocifissione, "Stiamo ricevendo la giusta pena per le nostre azioni", aveva cioè maturato i requisiti, per ottenere la misericordia di Dio.
Ad oggi noi possiamo applicare tale pratica in suffragio dei nostri defunti, alle condizioni indette dalla Chiesa, e cioè: Confessione negli otto giorni prima o dopo la festa, Comunione Eucaristica, recita del Credo, pregare secondo le intenzioni del Papa. L’Indulgenza per i nostri cari defunti richiede sempre una pratica oltre che una formula pregata, come ad esempio compiere un’opera buona tipo fare Adorazione Eucaristica, visitare i cimiteri, seguire un cammino di catechesi.
La misericordia appartiene a Dio, ma all’uomo compete di strapparla dalle sue mani consapevolmente.

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