Dalla testa ai piedi

lunedì 23 febbraio 2009

Cosi titolava un libretto che recava alcune riflessioni sul corpo umano, pubblicato alcuni anni fa da Paul Schruers, il quale considerava la varie parti del corpo umano in riferimento a brani biblici.
A noi può essere utile considerare il corpo umano in riferimento alla quaresima che stiamo per iniziare. Un tempo di grazia particolarissimo racchiuso tra le due estremità del nostro corpo: la testa che il mercoledi delle Cenere riceverà la cenere, e i piedi che apriranno il Triduo Santo con la “Lavanda dei piedi”.
In mezzo ci sta l’uomo, il tempo, la storia, la fede. Dalla testa si parte per fare ammenda dei propri peccati e sviscerare la nostra esistenza davanti a Dio, la capacità razionale che permette all’uomo di dirigere i propri passi, la propria storia verso mete deliberatamente scelte e cercate.
Non potrà essere però solo questione di testa, specie davanti al mistero della Passione, perchè la nostra ragione ci porterà a cercare una motivazione sostenibile alla nostra fede.
Vivremo dunque la Quaresima dove saranno richiamati ancora una volta alla nostra attenzione, i valori fondativi della nostra fede, e che possiamo racchiudere in una fondamentale domanda. «Chi sto cercando?».
Dalla cenere che ci mette nella condizione di umiltà e accoglienza, infatti nasceranno nuove intuizioni, nuovi stupori, nuove figure, che potremo cogliere solo a patto di rimanere con quella cenere in testa, senza lavarla via con il primo shampo che faremo.
Solo cosi arriveremo al grande mistero di amore del Cristo.
Potremo guardare ancora vecchie e nuove spigolature della nostra quotidianità, potremo toccare altre vite, altri drammi, altri entusiasmi, e leggervi ancora una volta la provvidente mano di Dio, sempre camminando verso quel monte, quel Sinedrio, dove il Cristo ancora una volta sarà lì per lavarci i piedi, per essere toccato dalle nostre sberle, per sentirsi insultare dai nostri egoismi e dalle nostre paure, per essere trascinato su quel monte ed essere appeso ad una croce.
I nostri piedi giungeranno lì, ai piedi di quel patibolo, dal quale sentiremo ancora una volta il grido di pietà e di misericordia più grande che la storia umana abbia mai udito.
E mentre il velo del nostro ‘tempio’ si squarcerà, potremo sperare ancora, potremo ragionevolmente dirci che qualcuno ci ha saputi amare fino al midollo, senza condizioni. Giungerà poi la speranza ad asciugare (se ci saranno) le nostre lacrime, perché i nostri occhi dovranno elevarsi da quella terra che avremo appena calpestato, fino alla vertiginosa sommità di Dio, di quel Dio identificato in una sentenza giuridica. Partendo dalla terra giungeremo dunque alla vetta del cielo, dove il Cristo risorto e glorioso ci attenderà impaziente.
Ma sapremo vincere la pigrizia, l’indifferenza e la fatica di andare continuamente a cercarlo nei rivoli di questi giorni quaresimali?
Buona Quaresima
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d. Oscar

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