In ginocchio davanti all’Evento della storia

sabato 22 marzo 2008

Riflettendo sul Sabato Santo don Primo Mazzolari si sofferma sulle guardie mandate a custodire il Sepolcro dov’è stato posto Gesù e sul­le donne che saranno protagoniste dell’incontro con il Risorto. Il testo pubblicato sul quindicinale «A­desso » fa parte della raccolta: «Sen­za Pasqua non c’è Primavera» cu­rata da padre Leonardo Sapienza.

I Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi co­me credete», Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillan­dovi la pietra e mettendovi la guardia. ( Matteo 27, 65-66) pensieri non sono mai troppi, né le cautele, quando si è poco sicuri che ciò che abbiamo fat­to sia secondo giustizia. Quel gruppo di guardie, a servizio del Tempio, e che vengono man­date dai sacerdoti a guardare il Se­polcro del Crocifisso del Golgota, non avevano niente da spartire con gli interessi dei loro padroni. Se mai, avevano interesse che quel Morto fosse davvero il Messia e che risuscitasse veramente, come aveva detto, per la salvezza di I­sraele. Non avevano bisogno an­che essi di venir liberati? Il procuratore Ponzio Pilato, scet­tico fin che volete ma non sprov­veduto di buon senso, seccatissi­mo di tutto quell’affare che mi­naccia di trascinarsi anche dopo la morte del Protagonista, se ne lava proprio le mani stavolta, inaugu­rando la parola arrangiatevi. « Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete ». Con i morti Roma non combatte! « Deorum Manium jura sancta sunto ». Ma a me interessa la sorte di quel gruppo di guardiani di un sepol­cro sigillato e il loro animo, sia nel servire che nel ren­dere testimonianza, non secondo i fatti che avevano visto, ma secondo l’inter­pretazione dei loro padro­ni. Le donne, che furono le ul­time a lasciare il Sepolcro, incrociano con il picchet­to che vi sale e che per due notti e un giorno monterà di guardia alla tomba del Nazareno. La sua regalità veniva involontariamente proclamata dai suoi stessi nemici, come la sua po­tenza, che non poteva co­noscere la corruzione del sepolcro. La Provvidenza si serve perfino della nostra paura per aumentare gli omaggi e le testimonianze al Vi­vente. Sono ancora le donne che « all’alba del primo giorno della settimana » ( Matteo 28, 1), mentre tornano a visitare il Sepolcro, si incontrano con «alcu­ni della guardia che venivano in città a riferire ai capi dei sacerdo­ti quanto era accaduto» ( Matteo 28, 11). Ciò che era accaduto qualche ora prima nessuna forza umana po­teva impedirlo, perché l’impeto della Vita è cosa divina e il Risor­to è ormai fuori di ogni umano controllo. Quanta umiliazione, però, per i sommi sacerdoti e gli anziani, che si vedono clamorosamente smen­titi dal fatto e giudicati dai propri subordinati! Talvolta ci chiediamo, con mera­viglia, come si smarrisca, anche nell’umile gente, il senso dell’au­torità. Così, esercitandola male, la nostra autorità, qualsiasi nostra autorità, perché nessuno è tanto stupido da non capire la sragionevolezza di certe disposizioni. Le guardie del Sepolcro, ancor prima di vedere il Sepolcro spalancarsi, ave­vano l’impressione di es­sere a servizio di una cau­sa finita. Ma di questo il Sinedrio non si dà pensiero: urge assicurarsi il silenzio del­la gente che ha veduto ciò che non doveva vedere. Nel Consiglio degli anzia­ni, si decise di comprare il loro silenzio (cfr. Matteo 28, 12). In tempi meno leggiadri e con uomini meno scrupo­losi, il taglio della testa sa­rebbe stato più spedito e sicuro. Invece, mettono mano alla borsa. Da buo­ni ebrei essi credono nel denaro. Con Giuda non era andata bene? Ma il silenzio delle guardie non basta: ci vuole una versione ad­domesticata dell’avvenimento ed è trovata su due piedi: « Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di not­te e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo » ( Matteo 28, 13). In più, la garanzia di impunità: « e se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia » ( Matteo 28, 14). Falsari sempre, falsari dappertut­to: e dappertutto, povera gente che « prende del denaro e fa secon­do le istruzioni ricevute » ( Matteo 28, 15). Ma non ci fu nessun colloquio fra gli angeli e le guardie? Nessuna pa­rola del Risorto a questi poveri guardiani del suo Sepolcro glorio­so? Per placarmi il cuore pieno di tri­stezza, ho bisogno di immaginar­mene qualcuno in ginocchio, nel­la sfolgorante luce della Pasqua e che quella luce si sia chiusa nel lo­ro cuore in attesa di una libera e­spansione, nel giorno della Pen­tecoste. Non si può essere testimoni, sia pure involontari, del più grande fatto della storia, senza che uno porti, nel cuore, le vocazioni del­la fede.
don Primo Mazzolari

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