Dal «Commento sui salmi» di sant'Agostino, vescovo (Sal 60, 2-3; CCL 39, 766)

lunedì 2 marzo 2009

«Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera» (Sal 60, 1). Chi è colui che parla? Sembrerebbe una persona sola. Ma osserva bene se si tratta davvero di una persona sola. Dice infatti: «Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore è angosciato» (Sal 60, 2).
Dunque non si tratta già di un solo individuo: ma, in tanto sembra uno, in quanto uno solo è Cristo, di cui noi tutti siamo membra. Una persona sola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra non grida se non quella eredità, di cui fu detto al Figlio stesso: «Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra» (Sal 2, 8).
Dunque, è questo possesso di Cristo, quest'eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, quest'unica Chiesa di Cristo, quest'unità, che noi tutti formiamo e siamo, che grida dai confini della terra.
E che cosa grida? Quanto ho detto sopra: «Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t'invoco». Cioè, quanto ho gridato a te, l'ho gridato dai confini della terra: ossia da ogni luogo.
Ma, perché ho gridato questo? Perché il mio cuore è in angoscia. Mostra di trovarsi fra tutte le genti, su tutta la terra non in grande gloria, ma in mezzo a grandi prove.
Infatti la nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il combattimento suppone un nemico, una prova.
Pertanto si trova in angoscia colui che grida dai confini della terra, ma tuttavia non viene abbandonato. Poiché il Signore volle prefigurare noi, che siamo il suo corpo mistico, nelle vicende del suo corpo reale, nel quale egli morì, risuscitò e salì al cielo. In tal modo anche le membra possono sperare di giungere là dove il Capo le ha precedute.
Dunque egli ci ha come trasfigurati in sé, quando volle essere tentato da Satana. Leggevamo ora nel vangelo che il Signore Gesù era tentato dal diavolo nel deserto. Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l'umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria.
Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato; perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu ad essere tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore. Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho provato a leggere più volte il testo, ma mi sembra troppo difficile.
C'è qualcuno che me lo può spiegare?

Unknown ha detto...

Effettivamente non è un testo molto facile, se mi riesce cerchero di spiegarlo pià facilmente. S. Agostino è uno dei padri della Chiesa che ho scelto per commentare questa prima domenica di quaresima, e questo santo prende in considerazione una frase del salmo 60. Pensa cosa può venir fuori da una semplice frase di un salmo!
Il salmista che sta pregando nell’angoscia fa sentire la sua voce a Dio, e Agostino medita su Chi sta gridando. In definitiva è l’uomo di tutti i tempi. Siamo noi, come esseri umani angosciati da mille tribolazioni, situati nei posti più disparati della terra, che innalziamo a Dio il nostro grido di aiuto.
Se uno grida – dice Agostino – sicuramente non può gridare da più parti contemporaneamente, a meno che questo non sia un ‘uno’ rappresentativo di qualcosa. È infatti è l'uomo che vive sulla terra. Colui che grida è un uomo, ma non abbandonato a se stesso, bensi unito a Dio.
In Cristo infatti noi tutti siamo sue membra, come fossimo un corpo solo fatto di tante membra, ma tutte unite al capo. In virtù del nsotro battesimo che ci ha resi cristiani. È S. Paolo che ci invita a riflettere con l’immagine di questo ‘corpo’, sicuramente un pò particolare, ma di sicuro effetto, quando domanda: Hai mai visto un corpo girare senza testa o senza braccia, senza piedi. Parlando di corpo si intende un corpo completo in ogni sua parte ma tutto congiunto e unito. Questo corpo che si chiama ‘mistico’ è tutta l’umanità, che sola può spiegare questo “grido che si innalza dai confini della terra”, perché fatto di tanti uomini sofferenti e tribolati, in ogni parte del mondo.
L’uomo grida e Dio lo ascolta, non senza risultato perché quando l’uomo grida, ricorda a Dio il suo Figlio diletto il quale ha voluto condividere la nostra umanità. Cosi questo corpo mistico che ci appare come una cosa strana e distante, in realtà è composto da Cristo stesso, che facendosi uomo è divenuto simile a ciascuno di noi, eccetto che nel peccato, e da noi uniti a Lui. In questo "corpo" il Padre vede anche ciascuno di noi strettamente uniti e congiunti con Lui.
Dio quindi ascolta questo grido perché in esso riconosce il suo Figlio sofferente nella passione, che grida al Padre: “…Se possibile, passi da me questo calice”. È semplicemente stupendo questo unificare la nostra vita a quella di Cristo. Noi possiamo anche morire ma se uniti a Lui, se parte di Lui, allora neanche la morte diventa terribile perché quel Cristo a cui apparteniamo e che ci appartiene, quella morte l’ha sfidata nella Pasqua e l’ha distrutta, ecco perché dove è Lui, siamo e saremo anche noi, come il nostro capo e Signore. Quelle membra dunque nell’angoscia, nella tribolazione, possono sperare di raggiungere il loro capo là nella gloria, dove Lui ora vive. Questa è la Trasfigurazione di cui parla Agostino. Dio Padre ci ha resi potenzialmente capaci di diventare esseri gloriosi come il Cristo, allo stesso modo! Semplicemente meraviglioso!
La vittoria di cui parla Agostino non è solo quella della morte, ma del peccato stesso che ci conduce inevitabilmente alla morte. Questo peccato che troppe volte ci angoscia, ci fa tribolare, ci inaridisce, è la causa del nostro grido, e quasi sempre il peccato è lo strumento di Satana per condurci lontano da Dio. Cristo in questa prima domenica di quaresima, ha affrontato il tentatore per distruggerlo e cosi vincere per noi, perchè vincendo il diavolo, con Lui abbiamo vinto anche noi. E come Satana ha tentato il Cristo, cosi tenta anche noi per indurci al peccato, ecco perché Agostino può dire: “in Cristo eri tentato anche tu”, perché se siamo un corpo solo con Lui, siamo certamente soggetti alla sua stessa passione e cammino di obbedienza come Lui ha fatto, ma altrettanto siamo soggetti alla vittoria, cioè Cristo che accetta e vince la sfida di Satana, vince anche per noi come fossimo una cosa sola, e quando toccherà a noi essere tentati, potremo vincere esattamente come ha fatto il Cristo nel deserto.
Questo è un passo bellissimo di meditazione legata al tema quaresimale, mi auguro di essere riuscito a spiegarmi perché non mi piace moltissimo scrivere di queste cose, preferisco di gran lunga parlarne a voce, quindi potrei aver magari complicato ancora di più il concetto.
In ogni caso ti auguro buona quaresima in compagnia di questo Amico stupendo che è il Cristo della passione ma anche della gloriosa risurrezione.
d. Oscar

Anonimo ha detto...

Oltre ad Agostino, anche lei don Oscar da una semplice frase di un salmo ha scritto tante parole e molto significative!