Il Popolo dei piccoli numeri

lunedì 2 febbraio 2009

Incontri, riunioni, celebrazioni, Vegli di preghiere, feste, gruppi ecclesiali, sono realtà che fanno appartengono alla nostra vita cristiana, e che oggi per la maggior parte dei casi risultano semideserte, o con poche presenze.
In taluni casi si cercano giustificazioni: negli orari (inopportuni), nelle cause metereologiche (faceva troppo freddo, c’erano troppe zanzare), nei giorni scelti (c’era la partita), nelle persone fidate (sono persone che lo fanno da anni).
In altri invece, le motivazioni sono più pungenti, tipo: quello lì si crede di essere il capo, il parroco non ci sa fare, quel gruppo non mi vuole, mi hanno trattato male, ecc…
Sia per un motivo, sia per un altro, pare proprio che le nostre presenze ecclesiali risentano di un calo spaventoso, che spesso induce a pensare alla disfatta.
“Siamo ormai pochi, anziani, non c’è ricambio, e quindi vale ancora la pena?”. Talvolta veniamo assaliti dalla delusione, dallo scoraggiamento e peggio ancora, dalla rassegnazione.
Ma se prendiamo in mano la parabola del seme che cresce e germoglia senza che il contadino lo sappia, quando e come, lui stesso non lo sa, e proviamo a pensare che forse proprio quel seme che sta germogliando sotto terra, nel più assoluto nascondimento (per fortuna), può far spuntare da un momento all’altro un germoglio, che produrrà frutto, ebbene se quel seme non fosse stato gettato, non avremmo proprio più alcuna speranza!
Questo ‘Resto dei cristiani’, che oggi si trova a vivere in piccoli gruppi, non può sottrarsi al compito ineludibile di seminare e sperare!
Certo, una volta eravamo tanti e belli, forti e compatti, ma erano tempi diversi. Oggi ci ritroviamo in pochi, ma forse la cosa più terribile non è poi la diminuzione numerica, ma qualitativa, quella forza incontenibile che possedevano i cristiani delle prime Comunità che pur essendo uno sparuto gruppetto, facevano bella mostra della loro fede, autentica e affascinante.
Se noi oggi calpestiamo ancora gli atri delle nostre chiese, è solo perché quella manciata di cristiani delle origini, ci ha aperto la strada, ci ha consegnato il loro sangue versato per amore del Cristo!
E se riconosciamo, i frutti copiosi che ne sono derivati, quanto più potremmo fare oggi, che abbiamo molti più mezzi a disposizione, e tanti disagi in meno, rispetto ad allora!
A mio avviso non si tratta di contare quanti sono rimasti, ma come sono presenti, perché è dalla forza di quei pochi che dipende la fede dei molti che verranno.
Poco importa se si o soliti “quattro gatti”, ciò che conta è che questi siano ancora in grado di puntare in alto, dove quella mano Benevolente del Padre farà crescere ancora frutti di santità, di amore, di giustizia, di pace.
Se non sono i cristiani a sperare in questo chi dovrebbe farlo?

d. Oscar

5 commenti:

Anonimo ha detto...

A proposito di "pochi ma buoni" come mai la Chiesa pensa che sia più importante togliere la scomunica a chi continua a non riconoscere il Concilio (oltre ad altre considerazioni "sopra le righe"...) ed è così dura con i divorziati?
Non si riscia di essere sempre più pochi e sempre meno buoni?

Unknown ha detto...

Caro Anonimo, la questione riguardante il vescovo lefevbriano che non riconosce il Concilio non mi permetto di giudicarla solo perché non ho gli strumenti adatti per una simile operazione.
Posso solo esprimerti il mio pensiero, per quanto può valere, ed è quello che mi porta a pensare che chi non riconosce la validità di un Concilio come il Vaticano II, probabilmente non ha dimestichezza con lo Spirito Santo, e a mio modesto parere, questa mi sembra una grossissima carenza, direi anche piuttosto preoccupante.
La strategia usata dalla Chiesa di non appesantire le sanzioni comminate ai vari colpevoli, trascinando scomuniche a go-gò, non mi sembra sbagliata. Se capitasse a me di incorrere in una di queste pene, penso mi farebbe piacere essere riaccolto nella comunione dopo aver riconosciuto ed essermi debitamente pentito, del mio errore, in fondo questa è la logica di ogni uomo di fronte ai suoi sbagli, e credo che nessuno possa avere la presunzione di ritenersi esente da errori umani.
La questione dei divorziati invece richiede secondo me tutta una serie di considerazioni, che non credo sia possibile affrontare su un blog. A me personalmente, è una situazione che sta particolarmente a cuore, e più vado avanti, più mi rendo conto di quanta confusione, e forse un pò di omertà ci siano, di fronte a questa realtà che ormai appartiene di fatto alla nostra pastorale.
Sarebbe bello poter affrontare questo argomento in sede di confronto diretto con le persone, magari dedicando qualche serata ad analizzare le cose come stanno veramente. Ci sarebbero un’infinità di cose da dire al riguardo. È vero che la Chiesa determina leggi in materia, alle quali occorre attenersi, ma non mi pare che molti conoscano i principi da cui queste scaturiscono, e tanto meno sono note, le esortazioni che la stessa Chiesa impone ai pastori circa la cura di queste persone che non devono essere mai ‘abbandonate’ o peggio ancora ‘emarginate’ dalla pastorale ordinaria. La storia è sempre la stessa: ci si stupisce tanto delle cose di Chiesa ma non sempre ci si chiede “perché”, e credo che in questa semplice domanda, risiedano tante risposte della gente comune.
Una cosa ci tengo sempre a ribadire: non prendere mai come verità assoluta le notizie che circolano su giornali o televisione perché non sono quasi mai attendibili, o adatte a crearsi un’opinione, specie su temi come questo del divorzio. Se si riesce è sempre meglio andare alla fonte di quanto afferma la Chiesa, o il Papa, e con quelle crearsi la propria opinione.
Circa i “pochi ma buoni”, non è detto che anche quei pochi siano sempre buoni, ma sicuramente avranno anche loro qualche cosa di buono come tutti.
Caro anonimo Ti ringrazio, perché ci hai dato la possibilità di entrare anche in questo ambito particolarmente delicato e spinoso, spero davvero in futuro di poterlo affrontare con qualche strumento in più per dissipare tante nebbie morali che avvolgono il pensare comune.
d. Oscar

Anonimo ha detto...

don Oscar, la sua è stata una risposta molto convincente, e anche se non la conosco di persona, mi sembra da persona umile che vuole aitare le persone.

I temi proposti da Anonimo non si possono confrontare, però mi sembra interessante su questi problemi confrontarsi anche con le persone che frequentano solo la messa della domenica come me

Unknown ha detto...

Giusto! Sarebbe bello, Antonio, se si potessero affrontare temi come questo almeno con chi frequenta la messa domenicale, ma non sempre c’è la disponibilità. Effettivamente il ‘popolo dei piccoli numeri’ spesso fatica a uscire di casa, e a trovare una sera per discutere e affrontare problematiche di questo genere. Per mille motivi la sera, c’è sempre qualche impegno, qualche problema che impedisce di muoversi, e cosi capita spesso di vedere disertate proprio tali serate. A volte viene da chiedersi se davvero interessano, se vale la pena insistere, se conviene pensare di organizzare cose del genere che sono tutt’altro che facili. Mi auguro proprio che con il passare del tempo ci si accorga che solo con il confronto diretto e schietto con altre persone si cresce e ci si aiuta a vicenda.
d. Oscar

Anonimo ha detto...

Ma la rubrica "Segnali di fumo" c'è tutte le settimane? Come mai questa settimana non avete ancora scritto nulla? Sono un vostro lettore: sarebbe interessante che ogni settimana ci fosse un nuovo argomento su cui discutere